Emilio Lavagnino
(1898 –
1963) fu uno storico dell’arte di rilievo tra gli anni
’30 e gli
anni ’50 del secolo scorso, autore di numerose pubblicazioni
che
hanno fatto scuola nel settore. Nell’inverno 1943 –
1944, seppur
messo in quiescenza perché inviso al regime fascista e
perché si
era rifiutato di trasferirsi al nord Italia, sotto
l’amministrazione
della Repubblica di Salò, insieme ad uno sparuto drappello di
collaboratori e colleghi, riuscì a mettere in salvo dai
Tedeschi e
dalle distruzioni della Seconda Guerra Mondiale ben 10.000 opere
d’arte reperite in tutta Italia (tra queste, solo per citarne
qualcuna: il Tesoro di San Marco, “la
Pietà” di Giambellino, “Lo
sposalizio della Vergine” di Raffaello, opere di Piero della
Francesca, Bramante, Rubens, Tiziano, Giorgione, Perugino,
Caravaggio, cimeli di Gioacchino Rossini). Le opere furono
raggruppate prima in luoghi sicuri, tra cui i castelli di
Sassocorvaro e Carpegna (PU), e poi trasferite in Vaticano. Come fece
lui, anche noi, nel nostro piccolo cerchiamo di salvare, recuperare e
valorizzare i nostri beni culturali, non rifuggendo dalla guerra e
dalla distruzione ma dall’oblio, dall’incuria e
dall’ignoranza
che sono altrettanto dannosi.
E’ nato così “Lavagnino 2011” (con l’intenzione e l’auspicio che possa esserci un “Lavagnino 2012” e così via). Alla realizzazione di questo sogno, oltre al popolo di Villalago, residente e non, hanno contribuito in maniera determinante la Parrocchia Santa Maria di Loreto di Villalago, Confraternita di San Domenico Abate di Villalago e l’Associazione “Villalago in Flaturno” che hanno dato un contributo economico sensibile, la Banca di Credito Cooperativo di Roma e la DRG Ponteggi. Un sincero ringraziamento va al Direttivo della Confraternita ed al suo Priore, Gennaro Grossi, a don Alain Alfred Tombohindy, a don Carmelo Rotolo, all’architetto Domenico Caputi, a Milvio Iafolla, a Carlo Alberto De Filippo, a Danilo Iafolla, a Gabriel Grossi, a Carmelina Caranfa, a Iginia Iafolla, a Raffaele Gentile, a Roberto Raimondi all’Amministrazione Comunale. Ringraziamo la prof.ssa Alessandra Lavagnino, scrittrice, figlia di Emilio, che ha accolto con grande entusiasmo e cordialità l’idea di denominare questo progetto con il cognome del padre. Infine, dobbiamo fare un plauso particolare alla dott.ssa Anna Colangelo, funzionario della Sovrintendenza, che in mezzo al terremoto che ha sconquassato i beni culturali della provincia dell’Aquila ha trovato un po’ di tempo e di spazio anche per noi, ed al coordinatore dell’equipe di restauro, dott. Fausto Di Marco a cui si può dire solo “grazie per quello che ci hai restituito”
Altare di San Domenico Abate (1621) - Chiesa Parrocchiale Santa Maria di Loreto a Villalago | |
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Quadro "I tre cuori di Gesù (sec. XIX) - Chiesa della Madonna Addolorata a Villalago | |
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Lunetta in pietra (secc. XI - XII) - Chiesa di San Michele Arcangelo a Villalago |
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"Buonasera
a tutti e grazie per essere intervenuti numerosi alla presentazione
delle opere d’arte restaurate a beneficio di tutti. Saluto
e ringrazio della loro presenza Sua Eccellenza mons. Angelo Spina,
Vescovo di Sulmona – Valva, l’on. Paola Pelino, il
Sindaco di
Villalago, Fernando Gatta, il Mar.Capo Enrico Tarquini, comandante
della Stazione Carabinieri di Scanno, don Alain Tomboindy, Parroco di
Villalago, mons. Carmelo Rotolo, Parroco di Scanno, la Confraternita
di San Domenico Abate di Villalago, la delegazione del Monastero di
San Domenico Abate a Sora, il direttore della locale agenzia della
Banca di Credito Cooperativo di Roma, il Sindaco di Castelfidardo,
dott. Mirco Soprani ed il presidente del Consiglio Comunale di
Castelfidardo, Henry Adamo.
Saluto
con affetto la dott.ssa Anna Colangelo, funzionario della
Sovrintendenza per i beni storici, artistici ed etnoantropologici
d’Abruzzo per la zona di Sulmona, i restauratori, Fausto ed
Anna Di
Marco, Federico Di Dionisio e Luca Farina che hanno operato con
passione e puntuale professionalità, il dott. Sergio
Caranfa,
funzionario della Sovrintendenza per i beni storici, artistici ed
etnoantropologici d’Abruzzo per la zona di Pescara, e
l’amico
Angelo Caranfa con il quale collaboriamo ormai da anni. Infine un
particolare saluto lo rivolgo all’amico Dalmazio Tripodi,
della DRG
Ponteggi, che ci ha dato un grande sostegno economico ed umano.
In
questo momento provo una grande emozione, sia per la portata
dell’evento, sia perché prediligo lavorare dietro
le quinte. Ma in
qualità di presidente dell’Associazione
“Villalago in Flaturno”,
sento il dovere di ringraziarvi con tutto il cuore della fiducia che
ci avete accordata.
La
nostra associazione nasce nel 2007 per volontà di un gruppo
di amici
di infanzia, con l’intento di trovare e
“salvare” la nostra
storia: la storia di Villalago. Abbiamo scelto il nome
“Flaturno”
perché anticamente, nell’alto medioevo,
l’alta valle del
Sagittario si chiamava così.
Come
sapete, abbiamo realizzato già diversi progetti, ma per
portarli al
termine è stato sempre determinante l’aiuto di
qualcuno. La
Confraternita di San Domenico Abate è stata la prima ad
aiutarci ed
infatti ci aveva finanziato la pubblicazione di una monografia su San
Domenico Abate. Successivamente, la Banca di Credito Cooperativo di
Roma e la sig.ra Anna Maria Lupi ci avevano messi in condizioni di
curare l’uscita di una seconda monografia, avente come
oggetto lo
studio di un documento del 1092 che attestava l’esistenza di
Villalago, con il nome di Rocce
Sancti Petri de Lacu.
Quindi, nel 2010, l’Amministrazione Comunale ci aveva
supportati
per il restauro della statua in terracotta, rinvenuta murata nella
Chiesa dell’Eremo di San Domenico Abate nell’anno
2005.
Così,
siamo arrivati ad oggi: nel giro di 10 mesi siamo passati per ben due
volte nelle vostre case, chiedendovi un contributo. Forse è
troppo,
in così poco tempo, ma è pur vero che sempre nel
giro di questi 10
mesi, e non oltre, siamo riusciti a concretizzare ciò che vi
avevamo
proposto: la riparazione del campanile ed il restauro delle opere
d’arte qui presenti. Naturalmente, per tutti noi, il
risultato più
grande è l’altare di San Domenico Abate
restaurato. Uno dei
commenti più belli, suscitati dalla vista di
quest’altare, è di
una cara persona che mi ha confidato:”E’ un
merletto.” Ed
infatti adesso possiamo ammirare come il monumento sia stato, alla
stessa stregua di un lavoro all’uncinetto, frutto di un
accurato e
paziente lavoro di manifattura. Esso trasmette una
spiritualità che
supera la barriera del tempo, così come la statua di San
Domenico
Abate in terracotta. Fra poco, vi mostreremo le immagini del
ritrovamento e vi renderete conto anche voi quale fosse il desiderio,
man mano che appariva la statua, di vederne il volto.
Abbiamo
lavorato intensamente, dovendo risolvere non poche
difficoltà, ma
San Domenico Abate ci ha aiutati a superarle perché sappiamo
tutti
che per noi Villalaghesi egli è l’ancora che ci
conduce a Cristo.
In questa operazione, sono intervenute numerose persone che
volontariamente hanno messo al nostro servizio la propria
professionalità gratuitamente. A tal proposito, vorrei far
riflettere tutti quanto sia importante insegnare ai nostri figli
l’opera del volontariato che si traduce nella
carità cristiana.
Noi
abbiamo messo a disposizione il nostro tempo e le nostre energie ma
tutto ciò che abbiamo realizzato, è stato
possibile grazie al
popolo di Villalago che ha risposto con totale partecipazione, ed in
particolare i molti anziani che hanno dato tanto del poco che hanno:
loro li ho tutti nel cuore.
Grazie
a tante persone che non sono di Villalago, ma che qui hanno la casa
dove trascorrono le loro vacanze.
Grazie
ad un gruppo di amici di Scanno che credono nella collaborazione.
Grazie
agli amici di Castelfidardo che ci danno lo spunto per nuove idee.
E
grazie ai nostri cari emigranti: parlando al telefono con uno di
loro, mi ha detto:”io non lo so se un giorno potrò
tornare a
vedere l’altare di San Domenico Abate, ma lo dovete fare! La
sera,
quando vado a letto, prima di dormire rivado con la mente in tutte le
vie di Villalago, dove giocavo.”
Un
grazie particolare, poi, lo rivolgo alla sig.ra Liliana Grossi che
spinta dalla sua fedele devozione, ha sostenuto integralmente le
spese per il restauro della tela dei “Tre Cuori di
Gesù.”
Questo
per noi è un giorno di grande festa ma il nostro pensiero va
anche a
quelle famiglie che sono nella sofferenza per la mancanza di due
persone che sarebbero state fiere di questi risultati: Angelo e
Fabio.
Saluto
tutti e vi ringrazio uno per uno. Avendo le possibilità,
avrei
potuto realizzare i restauri senza chiedere nessun aiuto: ma ora so
che non avrei mai provato la gioia che mi viene donata adesso,
proprio per averli realizzati insieme a voi.
Grazie."