VILLALAGO
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Profilo storico



Villalago dalla Valle del Sagittario - 1989

Indice paragrafi:
Età pre - romana, romana e alto - medievale

Ci sono delle prove di insediamenti nell'Alta Valle del Sagittario, segnatamente in località Villavecchia, poco a sud del centro abitato attuale, dove sono stati rinvenuti resti preistorici, ed in località Percile, 1 km ad est dell'attuale abitato, dove esisteva un abitato pre - cristiano denominato FLUTURNUM, distrutto dalla frana del monte Rovere, ancora visibile, probabilmente contemporanea alla grande frana del monte Genzana che ha creato il lago di Scanno, datata, da recenti studi, ad epoca preistorica. Il Torrione, posto alla sommità di monte Argoneta e dell'attuale abitato di Villalago, potrebbe essere stato esistente già all'epoca delle Guerre Sociali, combattute intorno all'anno 90 a.c., dai Romani contro i Sanniti ed Alleati, e, insieme ad altre torri, utilizzata come prigione, agli ordini diretti di Corfinium, capitale dei Peligni.

Dopo l'anno 1000: San Domenico Abate ed il Monastero di San Pietro de Lacu

Villalago, però, ebbe la sua origine con l'arrivo di San Domenico Abate, monaco benedettino di immensa spiritualità ed operosità, che fondò il Monastero di San Pietro de Lacu, a cavallo tra il X e l'XI secolo, ancora oggi parzialmente visibile, nell'omonima località, 2 km a nord dell'abitato. Nello stantio medioevo, dell'anno 1000, il Grande Santo rimise in moto la vita economica e sociale della zona e la ripopolò, con l'immigrazione di nuclei familiari da zone limitrofe, invogliate dal risveglio delle attività. Un po' quello che fu il risveglio della cultura e dei traffici economici, in Europa, sulla scia della ripresa, propiziata dal monastero di Cluny (Francia), intorno all'anno 1000. San Domenico Abate rimase in eremitaggio, in località Prato Cardoso, dov'è oggi situato l'Eremo del Santo, per 7 anni, durante i quali fondò, sostenne e illuminò il cammino del Monastero di San Pietro de Lacu, direttamente subordinato all'Abbazia di Montecassino, con 15 grancie dipendenti, site nella valle Peligna, nella Marsica e nella valle del fiume Pescara. Il Monastero fu abitato e fu fonte di civiltà per più di 450 anni, fino al 1474. La grancia di Santa Maria della Villa fu quella dove crebbe e si sviluppo l'attuale Villalago ed il nome prende origine da una chiesa di Santa Maria che si identificherebbe nell'attuale chiesetta di Santa Maria delle Grazie, situata all'interno dell'abitato, a 100 m da p.zza Celestino Lupi. La denominazione Villalago avrebbe origine dalla località Valle de Lacu, identificata tra l'attuale lago di Scanno e la Valle del Sagittario. La presenza del Monastero determinò anche una autonomia sostanziale delle popolazioni della Valle de Lacu, dai vari feudatari che si suddividevano il potere sulle valli vicine. In effetti, dalla sua fondazione, fino al suo abbandono, da parte dei monaci, nel 1474, al di là di un controllo pressochè formale dei Conti di Valva, prima, e dei Conti di Sangro, poi, la Valle de Lacu fu del tutto estranea al feudalesimo laico. Nel 1067, i Conti di Valva donarono le pertinenze del Monastero di San Pietro de Lacu all'Abate di Montecassino (clicca qui per avere notizie sulla vita e sulle opere di S. Domenico Abate).

Nascita di Villalago e fine del Monastero di San Pietro in Lacu

Si ipotizza che dal 1230 in poi, abbia preso corpo il borgo medievale, embrione dell'attuale centro storico del paese, con l'immigrazione da altri abitati vicini e dallo stesso Monastero. Questo processo fu successivo ad un particolare della guerra tra Guelfi e Ghibellini: Villalago o, meglio, le dipendenze del Monastero, seppur donate, come già accennato, rimasero sotto un controllo politico laico, quello dei Conti di Valva prima e di Sangro, poi; questi ultimi si schierarono con i Ghibellini. I Ghibellini furono sconfitti ed territori controllati dai Sangro furono distrutti, nell'anno 1229. Pertanto, i superstiti dell'azione punitiva dei Guelfi, dell'area della grancia Santa Maria della Valle e di aree limitrofe, ricostruirono sul monte Argoneta, dove, peraltro, già esisteva il Torrione e, probabilmente qualche altro edificio, costituendo il centro più importante della grancia stessa. Virtualmente, si può considerare l'anno della nascita FISICA, di Villalago. Non basta! La grancia Santa Maria della Villa era diventata produttiva e, potenzialmente, una delle aree più ricche, grazie a San Domenico e ad i monaci benedettini che lavorarono ed insegnarono a lavorare, ai villici; ora, con l'insediamento sul monte Argoneta, al suo centro, la grancia stessa diventò un'entità urbano - rurale che incidentalmente entrò in antitesi con il Monastero che, dalla sua costituzione fu stato il centro della civiltà dell'area. La grancia Santa Maria della Villa ed il suo nuovo centro attrassero, gradualmente le forze lavoro, a scapito del Monastero, probabilmente per una migliore posizione geografica, anche rispetto ai campi coltivabili. Fu un processo lentissimo ma inesorabile, durato più di 200 anni, fino al 1474, quando il Monastero fu abbandonato dai monaci. Quale fu l'altra faccia della medaglia? Con la fine del controllo diretto del Monastero e, quindi, del Monastero di Montecassino, venne a mancare anche il 'Potere' che, anche se a fatica, teneva lontano i feudatari.

Le aggressioni dei feudatari e l'Università di Villalago

L'appetibilità della grancia di Santa Maria della Villa ed il suo capoluogo, Villalago, e la sua fragilità, dopo la fine del Monastero, non tardarono a palesare i loro effetti. Il vuoto di potere successivo venne subito colmato prima dal dominio dei Conti di Procida, quindi dei Conti di Belprato di Anversa. Le vessazioni e le usurpazioni sulla popolazione e contro il proprietario di quella terra, l'Abbazia di Montecassino, divennero pressanti. Si trattò di usurpazioni, per il semplice motivo che Villalago, continuò a rimanere una grancia, quindi un dominio della Chiesa, nonostante i monaci fossero andati via, ed i Belprato cercassero di assalire la stupenda Valle de Lacu, acquistandone porzioni, ma, soprattutto, cercando donazioni da parte i villalaghesi corruttibili, in cambio di promesse di potere. In una relazione di un inviato dell'Abate di Montecassino, fra Mauro Peccatore, del 1523, si legge che il Monastero di San Pietro era in grave sfacelo, che la popolazione rimpiangeva la presenza dei monaci, e che il conte di Belprato avrebbe usurpato i beni di Montecassino, qualora fosse stato incaricato di amministrarli. Fu in questo contesto che Villalago, ormai entità unica e relativamente omogenea, nel 1568, si erse per far valere i propri diritti; gli amministratori e la popolazione, uniti da un unico intento, dichiararono nulle le donazioni, perchè contrarie all'interesse generale della comunità, finchè ottennero la restituzione di tutto, senza condizioni, dai Belprato, dietro corrispettivo di 600 ducati. Fu la nascita PSICOLOGICA di Villalago. Da quel momento, l'Università Libera ed Indipendente di Villalago formalizzò ciò che era più logico: nacque una entità del tutto svincolata dal feudalesimo del tempo, figlia di San Domenico Abate ed erede naturale del Monastero di San Pietro de Lacu, primo ed unico 'Signore' di quei posti. Per la verità, i feudatari esistevano e contavano ancora, così Villalago non si sottrasse dal riconoscere il patronato dei Feudatari, riconobbe i titoli nobiliari e le proprietà dei 'Signori' laici ed ecclesiastici, senza mai sottomettersi a nessun feudatario. Questa situazione ebbe come unico riflesso il pagamento di una gabella, di modesta entità, per lo più correlata ai terreni di loro reale proprietà, ai feudatari che si trasmisero o venderono la Valle de Lacu, senza, probabilmente, averla mai conosciuta, e solo in teoria. Villalago, nel bene e nel male, era divenuta dei Villalaghesi, che si erano organizzati con una struttura di governo, con a capo il Camerlengo, un sistema di difesa e di polizia. Per il visitatore, si annota che il palazzo del governo era quell'immobile sito tra la Sambucata ed il Vicinato di Mezzo che, ancora oggi, reca delle finestre con ornamenti rinascimentali.

Fine dell'Università di Villalago

L'Università ebbe vita fino al 1806, quando furono promulgate le leggi che abolirono il feudalesimo. Cessarono tutti i diritti feudali (nel caso specifico solo tributari), ma rimasero i diritti del Monastero di Montecassino, sulla grancia, finchè, nel 1861, furono anch' essi aboliti con l'avvento del Regno d'Italia. In seguito, dopo il Decurionato, Villalago divenne Comune e seguì tutti i passi della storia del Meridione d'Italia.

Villalago dopo l'unità d'Italia, la Prima e la Seconda Guerra Mondiale

Inserito storicamente e geograficamente nell'Abruzzo Aquilano, fu luogo di transito e di caccia del brigantaggio, fino agli ultimi decenni dell'800. Quindi, nei primi anni del '900, conobbe il primo grande processo emigratorio, verso le Americhe. Durante la Prima Guerra Mondiale diede il suo tributo di sangue, con 19 caduti; una citazione è doverosa: il Ten. Celestino Francesco Lupi, avvocato, sindaco di Villalago. Nonostante fosse esonerato dal servizio militare, per adempiere al suo incarico di primo amministratore del paese, decise di partecipare al conflitto, come ufficiale dell'Arma dell'Artiglieria. Fu falciato da una granata, sulle alture del Carso, il giorno 12 maggio 1917. E' a cavallo tra gli ultimi decenni del '800 ed i primi del '900 che Villalago, insieme a tutta la Valle del Sagittario, comincia ad uscire da una condizione di isolamento, rispetto ai progressi fatti dal resto del Mondo. Certo, non si può parlare di 'rivoluzione industriale', fenomeno che in Italia ebbe importante incidenza nelle regioni del Nord, dove il regno Sabaudo e la dominazione austriaca avevano, quanto meno, costruito delle infrastrutture, già prima dell'unità d'Italia, ma si trattò di innegabili passi avanti. Le negligenze dei governi dell'Italia Monarchica, prima, e dell'Italia Repubblicana, poi, nei confronti del Sud, non sono argomenti in trattazione, ma investirono anche Villalago, con risultati devastanti che, più avanti, approfondiremo. Così, la SS 479 - Sannite- che collega la Valle del Sangro a Sulmona, passando per la Valle del Sagittario, toccò Villalago nel 1892; nel 1914 Villalago ebbe la sua centralina di produzione di energia elettrica e fu illuminata per la prima volta; tra il 1924 ed il 1928 fu costruita la diga che creò il lago di San Domenico; anche oggi, l'acqua convogliata in una condotta sotterranea viene utilizzata per far funzionare le quattro turbine della centrale idroelettrica ENEL di Anversa degli Abruzzi; nel 1925, per la prima volta, le acque della sorgente di Capodacqua, non lontano dai resti del Monastero di San Pietro de Lacu, adeguatamente captate, furono impiegate per il rifornimento delle prime fontane pubbliche. Inoltre, Villalago aveva il mulino, per la produzione di farine, e la gualchiera, per il trattamento dei tessuti, in località Crescura, proprio nel cuore della Valle del Sagittario, a monte del lago di San Domenico. L'economia, comunque, rimaneva di esclusiva impronta contadina e pastorale. Villalago visse l'esperienza della transumanza, ma non nelle dimensioni in cui, per esempio, la visse Scanno, essenzialmente per due motivi:

Però, bisogna considerare che se non trasmigrarono gli animali, trasmigrarono gli uomini; per la precisione, trasmigrarono numerose frotte di braccianti agricoli e artigiani che, durante l'inverno, portarono la loro opera in Puglia; in conclusione, non fu la transumanza, ma l'emigrazione stagionale che interessò ed influì, maggiormente, su Villalago. Purtroppo, però, nel primo dopoguerra, si verificò la seconda grande emigrazione, non stagionale, sempre verso le Americhe. Fu il Ventennio Fascista. Fu la Seconda Guerra Mondiale, a cui Villalago immolò 36 figli. Fu occupata dalla Wermacht della Germania Nazista, dall'ottobre 1943, al maggio 1944, ed accolse numerosi profughi di Roccaraso, sgombrata al passaggio del fronte, dopo lo sfondamento della linea Gustav, da parte degli Alleati. La guerra finì il 25 aprile 1945 ed i prigionieri ed i dispersi tornarono a Villalago tra il 1946 ed il 1947; qualcuno di loro non tornò più ........

Il secondo dopoguerra, fine del mondo contadino

Il secondo dopoguerra fu molto più tragico del primo. Il mondo accelerò enormemente il suo sviluppo e apparse chiaro che, ormai, la società contadina era un retaggio del passato. L'agricoltura estensiva non forniva un reddito sufficiente per sfamare le famiglie numerose e patriarcali. Peraltro, bisogna considerare tre fattori, per Villalago:

  1. la grande polverizzazione della proprietà terriera, consistente in pochi e piccolissimi appezzamenti di terreno, in possesso delle famiglie; solo la famiglia Lupi poteva vantare delle buone superfici;
  2. la scarsa redditività dei terreni, a causa della loro tipologia autoctona, dell'altitudine (anche fino a 1600 m) e della difficoltà ad irrigarli, in quanto non esisteva un sistema di rifornimento idrico per l'agricoltura;
  3. i metodi antiquati di lavorazione dei terreni che, quando era possibile, venivano arati con i buoi, altrimenti era l'uomo a fare tutto. Poi, i terreni non erano facilmente accessibili; tranne quelli situati nei pressi dell'abitato, necessitavano anche fino a tre ore di cammino a piedi per essere raggiunti, e l'unico mezzo di trasporto era il mulo che riusciva ad arrampicarsi lungo i pendii delle montagne.
Le requisizioni, durante l'occupazione nazista, assottigliarono in modo sensibile la quantità di capi di ogni genere animale, mentre le restrizioni economiche ne ridussero la qualità.
Anche l'artigianato, dalla sartoria, alla calzoleria, dalla falegnameria, all'edilizia, non riuscì a produrre un reddito decente: si riusciva appena a sopravvivere, anche a causa della scarsa circolazione della moneta. Gli acquisti di beni e servizi venivano pagati, spesso, in natura, con i raccolti o con il lavoro. Non vi fu nessuno sviluppo industriale ed il risultato naturale di tutto ciò fu una nuova cospicua ondata di emigrazione, verso gli altri Paesi europei, verso le Americhe, verso l'Australia e verso le regioni del Nord d'Italia, nel pieno dell'industrializziazione e, successivamente, del boom economico. Gli anni '40, '50, '60, furono tremendi per il paese che si spopolò letteralmente. Si pensi che alcuni casi di emigrazione per l'America del Nord, si verificarono anche negli anni '70.

Gli ultimi decenni del '900

Fu proprio negli anni '70 che l'industrializzazione cominciò a fare capolino anche a Sulmona e parecchi operai poterono rientrare dall'estero, per andare a lavorare alla Fiat, alla Siemens ecc..
Intanto, il paese cambiò aspetto; le montagne, pian piano, si rimboschirono, dopo decenni di scempi; i campi, una volta collettore di tutta la vita dei villalaghesi, furono abbandonati; il centro abitato assunse le forme di un moderno paesotto di montagna e si cominciò a costruire Appenninia, poi ridenominata Villalago Riviera, lungo le rive del lago di Scanno. Nella nebbia cominciò a delinearsi il futuro economico del paese: il turismo che a Scanno, già da tempo, aveva assunto grandi dimensioni. Fu ultimato l'Hotel Stella Alpina, fu realizzato il Park Hotel e nacque il camping 'I Lupi'. Villalago si affacciò anche sulla scena politica provinciale e regionale, con gli importanti incarichi di vice - presidente della Provincia dell'Aquila e di vice - presidente della Regione Abruzzo, ricoperti da Emilio Iafolla, sul finire degli anni '70. Furono, costituite le Comunità Montane e Villalago fu inserita in quella della Valle Peligna. Negli anni '80, il turismo aumentò, grazie alla grande disponibilità di case da ristrutturare, nel centro storico del paese, ma, tutto sommato, non portò all'agognato 'decollo'. Senza capitali esterni, non nacque nessun altra struttura ricettiva, nè furono realizzati campi da sci, sostanzialmente per ragioni di impatto ambientale. Così, l'Amministrazione Comunale decise di scendere in campo, creando, non senza problemi ed intoppi, una fonte di introiti da poter reinvestire per lo sviluppo del paese: la centrale idroelettrica di località Crescura, laddove, un tempo, c'erano il mulino e la gualchiera. La centrale è entrata in servizio, finalmente, nel 1997; era stata ideata nei primi anni '80. Non basta. Villalago vive, dagli anni '90, la prima esperienza industriale, grazie a Nino Lupi, villalaghese, imprenditore nel New Jersey (U.S.A.) che ha impiantato un'azienda del settore dell'elettronica, nella zona artigianale 'Vignaronica'. Nella zona artigianale sono stati costruiti altri capannoni che, ci si augura, ospitino altre aziende artigianali o industriali. Finalmente, pare che il ghiaccio si stia sciogliendo e Villalago torni ad essere anche un centro che offra lavoro ai suoi giovani. E' stata creata una cooperativa per lavori forestali, ed è in corso di realizzazione un centro convegni, in località Tassito - Coda, sul lago di Scanno. Inoltre, Villalago è all'interno della fascia di rispetto del Parco Nazionale d'Abruzzo; questo status potrebbe favorire un turismo più specifico, quello della montagna, della natura, del rispetto del grande patrimonio territoriale di Villalago. Peraltro, si è in attesa di vedere i benefici riflessi della costruzione della centralina.
Agli inizi degli anni '80, nasce il giornalino 'Vita di Paese', per iniziativa di Carlo Galante e Cesidio Grossi, destinato al commento degli avvenimenti che coinvolgono Villalago. Il piccolo opuscolo contiene anche articoli che riscoprono tradizioni, usanze e detti del paese, e raccoglie il pensiero scritto di chiunque volesse dire la sua.
Di più ampio respiro, il giornale 'Seconda Pagina' (ora denominato 'Gazzettino della Valle del Sagittario'), nato nei primi anni '90 per iniziativa di Roberto Grossi, abbraccia la cronaca e la cultura di tutta l'alta valle del Sagittario. Il periodico è completo di articoli sulle tradizioni, sulla storia, ma anche sulla politica e gli avvenimenti di tutti i giorni, redatti dagli amministratori locali, ma anche da intellettuali o persone comuni che vogliano dire la loro. Qualche tempo dopo, lo stesso Roberto Grossi ha costituito l'associazione culturale 'L'Atelier del Sagittario', con lo scopo di riscoprire e valorizzare la cultura del nostro paese. Il recupero dell'interno della Chiesa di Santa Maria delle Grazie, nel 1999, è stata cura di questo ente.
L'iniziativa culturale che mette Villalago, per alcuni giorni, al centro dell'attenzione della scuola abruzzese, è il Premio di pedagogia, ideato e realizzato dal direttore Enea Di Ianni. All'inizio, nel 1995, intitolato Premio "Volpicelli", dopo vari cambiamenti, nel 2002 ha preso stabilmente la denominazione di Premio Villalago. E' una importante conferenza sulla pedagogia, con un tema diverso per ogni edizione, a cui partecipano relatori illustri, provenienti dal mondo dell'università e della letteratura italiana attuale, ed una platea di insegnanti delle scuole elementari e delle scuole medie, interessate al miglioramento della formazione e dell'educazione delle nostre leve scolastiche.
Nel 1983, per iniziativa del compianto imprenditore Paolo di Ianni, Villalago, Scanno e Frattura realizzarono un traliccio, fornito di energia elettrica, sulla sommità del monte Rava, a circa 1900 metri di altitudine, proprio sopra alla frana del massiccio del Monte Genzana, perchè, finalmente, anche la nostra valle potesse fruire delle trasmissioni delle televisioni commerciali e del terzo canale RAI. Fino ad allora tali emittenti non erano captabili dalle nostre antenne, a causa della nostra posizione, in un corollario di montagne alte più di 2000 metri.
Dal 2001, Villalago è stato raggiunto dalla rete di distribuzione del gas metano, proveniente dalla Marsica.
C'è, infine, da rilevare un diverso atteggiamento della popolazione di Villalago, verso le sue origini: dalla fine degli anni '90, si sta cercando di recuperare quelle tradizioni, quella cultura popolare, tramandata oralmente, che stava scomparendo dalla fine della civiltà contadina, durata più di 900 anni.

Cosa accadrà negli anni 2000 ? Un grosso 'in bocca al lupo' a tutti i villalaghesi, in particolare a quelli che vivono proprio lì. Sono loro che stanno combattendo la battaglia per far sopravvivere la nostra storia.

Citazioni

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