SAN DOMENICO ABATE
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Villalago - Il rapporto con il Santo

degli autori


Quando si parla di Villalago (purtroppo se ne parla troppo poco) il discorso non può non finire sul passaggio di San Domenico in quel luogo. Il binomio è imprescindibile. Del resto, Villalago ha cominciato a prendere forma con la venuta di San Domenico, cristallizzata con il monastero di San Pietro in Lacu, per quasi cinquecento anni.
In merito ai pro e ai contro della lunga presenza del monastero, ognuno può farsi la propria idea, sta di fatto, però, che questo piccolo paesino dell'Abruzzo montano deve tutto al suo Santo che ne è Primo Cittadino e Protettore. E la devozione dei villalaghesi per il loro Santo è fortissima. I tantissimi emigranti lo sentono senz'altro più di chi vive stabilmente in paese: la nostalgia pungente è proprio quella per il Santo, per i luoghi dove ha vissuto e per quell'aria che sembra sia inebriata della sua presenza. I villalaghesi che vivono all'estero tornano tutti nel periodo di agosto, non per l'estate o per rivedere il paesello, ma perché ci sono tutte le celebrazioni in onore della Santificazione di Domenico Abate, avvenuta il 22 agosto 1104, ad opera di papa Pasquale II. Quell'immagine statuaria che gira per le vie del paese è, per tutti, cittadini di Villalago, emigranti, pellegrini, come la fonte dei pastori dannunziani: una lunga boccata di fede, forza, speranza, conforto e coraggio, per affrontare la sempre più difficile vita diuturna. Se per Villalago il suo Santo è fondamentale, cosa è Villalago per San Domenico Abate?
Sembra una domanda sciocca o semplicemente retorica. Non è così, perché il rapporto tra San Domenico ed i territori in cui ha vissuto non è stato sempre uguale.
Cominciamo con il ripetere che, al tempo in cui San Domenico stanziò nel territorio di Villalago, riteniamo tra il 990 ed il 995, il paese non esisteva. Esistevano probabilmente piccoli borghi sparsi, con pochi abitanti. Il Santo proveniva dall'area ad est della Maiella, dove aveva costruito una chiesa e due monasteri; stava cercando un luogo adatto all'eremitaggio, quando si infilò nell'angusta valle del Sagittario. Per avere l'idea di come sia stata angusta, basta sfogliare il libro di Edward Lear (cit. 22) e notare come ritraesse in dipinto gli stretti di San Luigi che iniziano proprio nell'attuale lago di San Domenico, e terminano allo sbarramento della diga che origina l'invaso. Il Santo si rifugiò in località Prato Cardoso o Plataneto, poco a nord - ovest del monte Argoneta, su cui, oggi, si distende Villalago, e vi stette in eremitaggio per sei anni. Durante questo periodo, costruì il monastero di S. Pietro in Lacu, sempre in territorio di Villalago, su preghiera dei Conti dei Marsi. Fu il periodo più lungo di eremitaggio della vita del Santo che, proprio allora, raggiunse la sua maturità ascetica con le visioni ultraterrene. Secondo entrambe le tradizioni, Domenico raccontò al suo compagno, Giovanni, di aver avuto due visioni: una colonna come l'iride che univa il cielo e la terra, e tre colonne di luce che si innalzavano verso il cielo. Per quest'ultima visione, Domenico aggiunse di essere stato rapito da una forza sovrumana e portato in cima alle colonne, da dove scrutò tutto il mondo e lo rifuggì. Come afferma Sofia Boesh Gajano (cit. 12) questa è la consacrazione della sua santità. Domenico è divenuto Santo a Villalago. E ciò è avvenuto molto prima della fine della sua attività, a differenza di altri santi, anche molto importanti. E' un passaggio importantissimo della sua vita, perché, da allora in poi, pur conservando la tendenza alla vita eremitica, avendo toccato le vette della spiritualità, il Santo potè dispiegare completamente le sue forze verso il cammino apostolico. Infine, come afferma lo stesso Giovanni, il Santo non avrebbe mai lasciato quel posto, se non fosse stato pregato di fondare un altro monastero, nella zona del Sangro. Perché questo attaccamento? Probabilmente, perché, in quel luogo, aveva trovato un buon equilibrio tra la vita eremitica e la possibilità di sovrintendere alla vita del cenobio appena costruito. In altre parole, era riuscito a trovare il modo per nutrire il suo spirito e, attraverso il monastero, quello degli altri. Un altro attestato di amore, per la nostra terra, S. Domenico lo dà, quando vi si reca, dopo il viaggio a Roma, quando è già Abate di S. Bartolomeo a Trisulti. Entrambe le agiografie, parlano del viaggio "a San Pietro in Lacu". E' indubbio che, nell'occasione il Santo possa aver visitato anche gli altri monasteri fondati in Abruzzo e, magari, anche nella Sabina, ma è sicuro che abbia visitato, per l'ultima volta, quello ubicato nel territorio di Villalago.
Infine, non va dimenticato che Villalago è una creatura di San Domenico. Se le mura erano quelle del monastero di San Pietro in Lacu, la gente che le popolava, le manteneva e le osservava era il popolo di Villalago. Anche J. Howe (cit. 60) sottolinea l'importanza della zona di Villalago, nella vita del Santo. La risposta, allora, a quella domanda quasi impertinente è che Villalago identifica il momento fondamentale, il più importante della vita di San Domenico Abate, e ne è ancora oggi rilevantissima testimonianza.
Villalago come contraccambia questo grande amore?
Con tre feste in suo onore. E' l'unico centro cultuale che festeggi il Santo, in tutte e tre le ricorrenze che si conoscano:

  1. il 22 gennaio, giorno del martirologio;
  2. il Lunedì dell'Angelo, ricorrenza della Traslazione delle Spoglie (anziché la seconda domenica di Pasqua);
  3. il 22 agosto, giorno della santificazione.
Nella parte relativa al percorso del Santo, parliamo più diffusamente di ognuno dei tre momenti; San Domenico, però, rammenta che oltre alle feste o alle ricorrenze, è necessaria una cosa sola, nel buon cristiano: la santità di vita. Questa è la sua vera testimonianza e questo è il solco che dobbiamo continuare a tracciare. E' vero, San Domenico ha anche altri aspetti, senz'altro più appariscenti, come quello della Taumaturgia; ma non sono altro che doni che Dio fa per Mano di San Domenico, allorquando la fede torna preminente nell'uomo che soffre; e la fede stessa è dono di Dio. Per l'uomo di oggi, come per quello di ieri e di domani, sarà sempre necessaria la fede, accompagnata da opere d'amore verso Dio e verso gli uomini. Questo è il messaggio discreto ma potentissimo, reiterato in continuazione, che San Domenico ci ha inviato mille anni fa a Prato Cardoso di Villalago, e che va recepito e praticato con la massima attenzione.
Vogliamo in questa sede chiarire un contrasto strisciante, ultra - secolare, tra Villalago e Cocullo. Ognuno accusa l'altro di usurpazione. Non c'è nulla da litigarsi. La vita di San Domenico è sufficientemente chiara, per dire che è stato in entrambi i paesi, con modalità e tempi diversi. Il culto di San Domenico nacque ed ebbe una prima diffusione sotto l'egida del monastero di San Pietro in Lacu che lo introdusse sia a Cocullo, sia a Villalago. I due paesi hanno, poi, sviluppato due cultualità diverse. La denominazione San Domenico da Cocullo è nata e si è consolidata nel corso dei secoli, per il miracolo del lupo di Cocullo che ha assurto il Santo a Taumaturgo (cit. 5). Solo successivamente, è nato il rito dei serpari, definitivamente consacrato quando fu autorizzato lo spostamento della festa, dal 22 gennaio, al primo giovedì di maggio, per ragioni climatiche (cit. 6). Tale spostamento favorì lo sviluppo del rito dei serpari, perché ricadente nel periodo migliore per la cattura e la mostra dei rettili, ed é divenuto, oggi, un fenomeno mediatico di grande rilievo. Villalago, invece, conserva importanti tracce del soggiorno del Santo, ha una grande tradizione di fratellanza con altri popoli devoti al Santo, con particolare riferimento a Fornelli ed i numerosi centri del chietino, e custodisce la memoria delle sue visioni ultraterrene che lo hanno portato alla maturità spirituale. Sono due diversi modi di essere devoti verso lo stesso Santo che conservano le loro distanze ma, in verità, dovrebbero collaborare meglio, senza gelosie inutili e futili.
In conclusione, questo discorso aveva e raggiunge un obiettivo: ricollocare nella giusta posizione Villalago, nell'ambito della vita di San Domenico Abate, senza togliere nulla a nessuno, ma recuperando quello che ingiustamente, in gran parte della letteratura sul Santo è stato errato o distorto. In qualsiasi testo sulla vita del Santo, dove si parla di Prato Cardoso, Plataneto, San Pietro in Lacu o valle del fiume Sagittario, si parla di Villalago.
Nel suo libro, forse un po' romanticamente, don Serafino Rossi (cit. 17) si auspica che, un giorno, accanto alle varie altre denominazioni, ci sia anche quella di San Domenico da Villalago. Sarebbe inutile, anche perché l'importanza dei luoghi, in relazione alla vita del Santo, non si vede solo dalle denominazioni, ma da ciò che è lì realmente accaduto, però avremmo dimostrato che ci sono motivi fondatissimi e importantissimi, per chiamarlo così.





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